Blog | Rassegna Stampa

Fratelli Tutti

Fratelli Tutti

In un mondo lacerato da contrapposizioni e da disuguaglianze ai alza ancora una volta la voce della Chiesa, che nel suo rappresentante più autorevole, Papa Francesco, indica la via per costruire una fraternità universale. A chi ritenesse che la Chiesa dovrebbe occuparsi di Dio e del Vangelo e non di questioni sociali e politiche, il Papa, citando un passaggio dell’enciclica del suo predecessore, Caritas in veritate (29 giugno 2009), fa notare che la «Chiesa ha un ruolo pubblico che non si esaurisce nelle sue attività di assistenza o di educazione, ma che si adopera per la promozione dell’uomo e della fraternità universale» (n. 276).

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RILEGGERE LA PANDEMIA

RILEGGERE LA PANDEMIA

Ognuno legge i fenomeni non semplicemente registrandoli, ma includendoli in un orizzonte di comprensione che gli è proprio. Ovvio che alcuni aspetti di questo orizzonte sono comuni: si è umani e quindi, sebbene continuiamo a portare in noi l’animalità, comprendiamo i fenomeni in forma diversa dagli altri animali. La mia lettura sarà di carattere teologico. Con ciò non si vuol dire che farà riferimento immediatamente a Dio, come se si potesse sapere che cosa Dio pensi. Piuttosto, vorrebbe essere una lettura che fa proprio l’orizzonte di comprensione che si impara dalla Bibbia, il libro che ha segnato e continua a segnare la nostra cultura.

Di fronte ai fenomeni sorgono in genere due domande: 1. Perché si è verificato? 2. Che cosa si può fare?

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Costruire l’identità personale: fatiche e possibilità delle nuove Generazioni

Costruire l’identità personale: fatiche e possibilità delle nuove Generazioni

L ’Accademia Cattolica di Brescia ha intrapreso quest’anno un percorso su un tema molto complesso quanto attuale, l’identità, tenendo fermo l’approccio multidisciplinare indispensabile per tracciare almeno le sue linee principali. Anche in questa occasione la nostra Associazione Ariele Psicoterapia, che oggi presiedo, è stata onorata dall’invito a “pensare insieme”.

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L’identità nascosta, la malattia come velo

L’identità nascosta, la malattia come velo

La malattia è una cartina di tornasole della nostra identità. Contribuisce allo svelamento di noi, ma soprattutto della nostra vita. A turno ci interpella tutti. Perché la malattia, banale o crudele, capita a tutti di incontrarla. E dunque è una componente ineludibile della nostra formazione umana, di ciò che siamo, una esperienza - riferimento della nostra biografia. Ci fa scoprire solitudini e rapporti interpersonali, rassegnazione e reazione, sopportazione e fiducia, diffidenza e consapevolezza.

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Soli di fronte alla morte?

Soli di fronte alla morte?

Tutto ridotto in polvere? In queste settimane ha sconvolto tutti l’abbandono del malato in solitudine. I parenti, prima dell’ingresso nel triage, lo salutavano senza sapere se l’avrebbero più rivisto. Quello entrava e, dopo qualche ora o qualche giorno, usciva una bara, talvolta destinata a un crematorio lontano centinaia di chilometri. Nessuna possibilità di accompagnamento al passaggio finale se non quella del personale sanitario, sopraffatto dal lavoro estenuante e dai sentimenti più contrastanti. Dopo qualche giorno, tornava una piccola urna di cenere: lì era ridotta tutta una storia di affetti e di progetti, di speranze e di illusioni?

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Europa e il mondo nei tempi del coronavirus e dopo

Europa e il mondo nei tempi del coronavirus e dopo

L'umanità affronta una crisi globale. Forse la più grande crisi della nostra generazione. Le decisioni che la gente e i governi stanno prendendo ora probabilmente cambieranno drasticamente il mondo nei prossimi anni. Esse riformeranno non solo i nostri sistemi sanitari, ma anche la nostra economia, politica e cultura. Dobbiamo agire in modo rapido e deciso, tenendo contemporaneamente conto delle conseguenze a lungo termine delle nostre azioni. Quando si sceglie tra le alternative, non dovremmo solo chiederci come possiamo superare la minaccia immediata, ma anche che tipo di mondo abiteremo una volta terminata la tempesta. La tempesta passerà, l'umanità sopravviverà, ma abiteremo un altro mondo.

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SFIDE E INTERROGATIVI AL TEMPO DEL CORONAVIRUS: PERCHÉ DIO CI LASCIA SOFFRIRE?

SFIDE E INTERROGATIVI AL TEMPO DEL CORONAVIRUS: PERCHÉ DIO CI LASCIA SOFFRIRE?

  1. Il luogo della domanda

Di fronte ad alcune situazioni particolarmente drammatiche sorge l’interrogativo, soprattutto per il credente, “perché Dio ci fa o ci lascia soffrire?”. Non si tratta di un problema teoretico. È piuttosto un problema che nasce in un contesto di fede, che implica una conoscenza di Dio: se Dio è Padre, ed è il Dio della vita, perché ci lascia soffrire? In tal senso la domanda non nasce in chi si dichiara ateo. Va messo in conto che l’ateismo può nascere o trovare conferma nella sofferenza innocente[1].

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Pensare il dopo – Prof. Enrico Minelli

Pensare il dopo – Prof. Enrico Minelli

Pensare il dopo. Lo dovremo fare tutti, teologi, filosofi, artisti, scienziati, politici, lavoratori, imprenditori, cittadini…

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Le video-pillole della CCDC: “Interrogativi e sfide ai tempi del Coronavirus”: si inizia sabato, ore 18

Le video-pillole della CCDC: “Interrogativi e sfide ai tempi del Coronavirus”: si inizia sabato, ore 18

Che cosa sta accadendo? Che cosa ci sta succedendo? Quale ne è, se c’è, il senso ultimo e la direzione profonda? Che cosa possiamo apprendere dagli avvenimenti di queste ultime, terribili settimane? Come si devono ripensare la politica, non solo a livello statuale, e l’economia globale di fronte alla crisi in atto? Che cosa possono dire in proposito la cultura e la sua sorgente spirituale di fronte alle nostre sperimentate fragilità e a tutte le strategie messe in campo per fronteggiarle?

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