Europa e il mondo nei tempi del coronavirus e dopo

Europa e il mondo nei tempi del coronavirus e dopo

Léonce Bekemans Jean Monnet Professor ad personam Voorzitter Europahuis”Ryckevelde”

L'umanità affronta una crisi globale. Forse la più grande crisi della nostra generazione. Le decisioni che la gente e i governi stanno prendendo ora probabilmente cambieranno drasticamente il mondo nei prossimi anni. Esse riformeranno non solo i nostri sistemi sanitari, ma anche la nostra economia, politica e cultura. Dobbiamo agire in modo rapido e deciso, tenendo contemporaneamente conto delle conseguenze a lungo termine delle nostre azioni. Quando si sceglie tra le alternative, non dovremmo solo chiederci come possiamo superare la minaccia immediata, ma anche che tipo di mondo abiteremo una volta terminata la tempesta. La tempesta passerà, l'umanità sopravviverà, ma abiteremo un altro mondo.

Molte misure di emergenza a breve termine diventeranno dispositivi permanenti. Questa è la natura delle emergenze. Esse accelerano i processi storici. Le decisioni che normalmente richiederebbero anni di deliberazione sono ora prese in poche ore. Le nuove tecnologie vengono rapidamente implementate perché i rischi di non fare nulla sono maggiori. Esperimenti sociali su larga scala sono introdotti a breve termine. Cosa succede se tutti lavorano a casa e comunicano solo in remoto? Cosa succede quando le scuole e le università vanno online? In tempi normali, governi, aziende e istituti scolastici non accetterebbero mai di condurre tali esperimenti. Ma questi non sono tempi normali.

Questa tempesta passerà. Ma le scelte che facciamo ora potrebbero cambiare la nostra vita per gli anni a venire” (Yuval Noah Harari). In questo periodo di crisi, ci troviamo di fronte a due scelte molto importanti. La prima è tra supervisione governativa e responsabilità civica. La seconda è tra isolamento nazionalistico e solidarietà globale.

1) Supervisione del governo vs. Responsibilità del cittadino

Tecnologia di monitoraggio

Linee guida severe e rigorose sono imposte a intere popolazioni per contenere l'epidemia. Questo può essere fatto in due modi. Un metodo è che il governo controlli le persone e punisca coloro che infrangono le regole. Oggi, per la prima volta nella storia dell'umanità, la tecnologia consente di “tenere d'occhio” tutti. I governi si affidano a sensori onnipresenti e potenti algoritmi.

Diversi governi hanno già implementato nuovi strumenti di sorveglianza nella loro lotta contro la pandemia di coronavirus. Il caso più notevole è la Cina. Monitorando attentamente gli smartphones delle persone, utilizzando milioni di telecamere per il riconoscimento facciale e richiedendo alle persone di monitorare e riferire la temperatura corporea e le condizioni mediche, le autorità cinesi possono non solo identificare rapidamente i sospetti coronavirus, ma anche rintracciare e identificare i loro movimenti. Inoltre, una serie di apps mobili avvisa i cittadini della vicinanza di pazienti infetti. Pertanto, l'epidemia potrebbe segnare una svolta importante nella storia della sorveglianza in quanto potrebbe rendere normale il dispiegamento di strumenti di controllo di massa nei paesi che finora li hanno respinti.

La tecnologia di sorveglianza si sta sviluppando a un ritmo rapido e quella che sembrava fantascienza 10 anni fa viene utilizzata oggi. Naturalmente, si può sostenere la sorveglianza biometrica come misura temporanea in situazioni di emergenza. Tuttavia, le misure temporanee hanno la fastidiosa abitudine di sopravvivere alle emergenze, soprattutto perché una nuova emergenza è sempre in agguato. Anche quando le infezioni da coronavirus saranno eliminate, alcuni governi affamati di dati potrebbero affermare di voler preservare i sistemi di sorveglianza biometrica perché temono una seconda ondata di coronavirus.

Privacy vs. Salute

Negli ultimi anni si è discusso molto sul rispetto della privacy. La crisi del coronavirus potrebbe essere il punto di svolta della battaglia. Perché quando le persone hanno la scelta tra privacy e salute, di solito optano per la salute.

Chiedere alle persone di scegliere tra privacy e salute è porre un problema sbagliato. Possiamo e dobbiamo godere sia della privacy che della salute. Possiamo scegliere sia di proteggere la nostra salute sia di fermare la pandemia di coronavirus, non istituendo regimi di sorveglianza totalitaria, ma dando potere ai cittadini. Nelle ultime settimane, alcuni dei tentativi più riusciti di arginare la crisi del coronavirus sono stati attuati in Corea del Sud, Taiwan e Singapore. Sebbene questi paesi utilizzino applicazioni di tracciamento, essi si affidano molto di più a test approfonditi, a informazione onesta e alla cooperazione favorevole di un pubblico informato.

Supervisione centralizzata e severe sanzioni non sono l'unico modo per indurre le persone a conformarsi a severe misure governative. Quando le persone vengono informate coi fatti scientifici e quando le persone hanno fiducia che le informazioni del governo siano veritierie, i cittadini possono assumersi le proprie responsabilità e comportarsi in modo solidale, anche senza che il Grande Fratello vegli su di loro. Una popolazione auto-motivata e ben informata è di solito molto più potente ed efficace di una popolazione sorvegliata e ignorante.

Raggiungere un tale livello di conformità e collaborazione richiede fiducia. Le persone devono fidarsi della scienza, fidarsi del governo e fidarsi dei media. Politici irresponsabili hanno deliberatamente minato la fiducia nella scienza, nel governo e nei media negli ultimi anni. Ora gli stessi politici possono essere tentati di adottare percorsi autoritari, sostenendo che l'opinione pubblica non è affidabile.

Normalmente, la fiducia che è stata erosa per anni non può essere ripristinata dall'oggi al domani. Ma questi non sono tempi normali. In tempi di crisi, anche pensieri, abitudini e azioni possono cambiare rapidamente. Piuttosto che costruire un regime di sorveglianza, non è troppo tardi per ripristinare la fiducia delle persone nella scienza, nel governo e nei media. Pertanto, dobbiamo certamente utilizzare le nuove tecnologie in modo intelligente, ma queste tecnologie devono potenziare e valorizzare il cittadino e consentire loro di fare scelte personali più informate e anche di ritenere il governo responsabile delle sue decisioni.

Pertanto, la pandemia di coronavirus è un importante test di cittadinanza. In questi tempi bizzarri e complessi di coronavirus è quindi estremamente importante lasciare che i nostri atteggiamenti individuali e collettivi siano determinati da informazioni oggettive e dati scientifici di esperti sanitari. E’ importante non fare affidamento su teorie cospirative infondate, notizie false e politici presuntuosi. Se non facciamo la scelta giusta ora, forse le nostre più preziose libertà saranno portate via, perché pensiamo che sia l'unico modo per proteggere la nostra salute.

2) Isolamento vs. Solidarietà

La seconda scelta importante che affrontiamo è tra l'isolamento nazionalistico e la solidarietà globale ed europea. Sia l'epidemia stessa che la conseguente crisi economica e sociale sono sfide globali che necessitano risposte globali. Esse possono essere risolte efficacemente solo costruendo uno spirito di solidarietà, condivisione, cooperazione e fiducia a livello globale ed europeo. L'avvertimento scientifico, scritto in modo eloquente e visuale nella "Lettera dal Virus" (https://www.youtube.com/watch?v=6lvYwBvtCxA ) è un chiaro messaggio per chiunque sia interessato al destino dell'umanità sul pianeta Terra.

Necessità di cooperazione globale

I paesi devono essere disposti a condividere apertamente informazioni e chiedere consigli. Tuttavia, devono essere in grado di fare pienamente affidamento sui dati e sugli approfondimenti che ricevono. E’ necessario uno sforzo mondiale per produrre e distribuire legalmente apparecchiature mediche, in particolare respiratori e kit per i test. Invece di ogni paese che lancia soluzioni locali e blocca i dispositivi medici alle sue frontiere, è necessario uno sforzo globale coordinato può accelerare notevolmente la produzione e garantire che le attrezzature salvavita siano distribuite in modo più equo in base alle esigenze.

Proprio come i paesi nazionalizzano importanti industrie durante una guerra, la guerra ‘umana’ contro il coronavirus può costringerci a "umanizzare" le linee di produzione chiave. Un paese ricco con pochi casi di coronavirus può essere disposto a inviare le sue preziose attrezzature in un paese più povero, confidando che se e quando avrà bisogno, altri paesi verranno in suo aiuto. La ricerca tra scienziati è anche un'attività transfrontiera in cui la cooperazione deve essere promossa e sostenuta perché la salute pubblica è un bene pubblico globale. Questo è certamente il caso nella ricerca di un vaccino affidabile.

Potremmo prendere in considerazione un simile sforzo globale per riunire il personale medico. I paesi che oggi sono meno colpiti possono inviare personale medico nelle regioni più colpite del mondo, sia per aiutarli nell'ora del bisogno sia per acquisire preziose esperienze. Se il focus dell'epidemia si sposta successivamente, l'aiuto può iniziare a fluire nella direzione opposta.

Economicamente, anche la cooperazione globale è vitale. Data la natura globale dell'economia e delle catene di approvvigionamento, se ogni governo cerca il proprio interesse con scarso rispetto per gli altri, il risultato sarà il caos e una crisi più profonda. Abbiamo bisogno di un piano d'azione globale e ne abbiamo bisogno rapidamente.

Un altro requisito è quello di raggiungere un accordo sui viaggi in tutto il mondo. Fermare tutti i viaggi internazionali per mesi causerà enormi difficoltà e ostacolerà la guerra contro il virus corona. I paesi devono collaborare per garantire che almeno un piccolo numero di viaggiatori essenziali possa continuare ad attraversare i confini: scienziati, medici, giornalisti, politici, uomini d'affari. Ciò può essere raggiunto con un accordo mondiale sulla preselezione dei viaggiatori attraverso il loro paese d'origine.

Sfortunatamente, gli attuali paesi difficilmente fanno queste cose. Una paralisi collettiva ha attanagliato la comunità internazionale e i paesi stanno operando con azioni diversificate falsate che aumentano l'incertezza. Solo alla fine di marzo si è tenuta una riunione di emergenza dei leader del G7 tramite una videoconferenza per elaborare un piano d'azione congiunto, ma senza esito positivo.

Nelle precedenti crisi globali - come la crisi finanziaria del 2008 e l'epidemia di Ebola del 2014 - gli Stati Uniti hanno assunto il ruolo di leader mondiale. Ma l'attuale governo degli Stati Uniti ha rinunciato al ruolo di leader mondiale. Ha chiarito che si preoccupa molto più della grandezza dell'America che del futuro dell'umanità. Questo governo ha persino abbandonato i suoi più stretti alleati. Quando ha vietato tutti i viaggi dall'UE, non si è nemmeno preoccupato di avvisare in anticipo l'UE - per non parlare di consultare l'UE su quella misura drastica. Ha inoltre scioccato la Germania, secondo quanto riferito, offrendo 1 miliardo di dollari a un'azienda farmaceutica tedesca per l'acquisto di diritti di monopolio per un nuovo vaccino Covid-19. Anche se l'attuale governo alla fine cambierà rotta e presenterà un piano d'azione globale, pochi seguiranno un leader che non si assume mai la responsabilità, non riconosce gli errori, che si prende regolarmente il merito e incolpa gli altri.

Se il vuoto lasciato dagli Stati Uniti non sarà colmato da altri paesi, non sarà solo molto più difficile fermare l'attuale pandemia, ma la sua eredità continuerà ad avvelenare le relazioni internazionali nei prossimi anni e avrà un impatto profondo sul panorama politico internazionale.

Necessità di (più) solidarietà europea

Per salvare i nostri paesi, dobbiamo agire insieme in Europa. Dovremmo fare di più. Oggi la parola d'ordine per l'Europa è solidarietà. Nessuno rimarrà solo e nessuno agirà da solo ”(David Sassoli, Presidente del Parlamento europeo). Il modo in cui l'Unione europea risponde allo scoppio del coronavirus determinerà la sua credibilità futura. Il nuovo coronavirus COVID-19 si è diffuso in tutta Europa con conseguenze drammatiche soprattutto in Italia e Spagna. Il grave rischio per la salute ha costretto i politici europei a fermare la vita sociale, economica, sociale e culturale, ma in un ordine diffuso e senza molte consultazioni. Questo blocco costringe anche organizzazioni, aziende e istituzioni a cancellare attività, eventi pubblici e viaggi e passare al telelavoro e alle attività online, sperando di rallentare l'epidemia. Si stanno compiendo piccoli passi, ma la gestione comune europea delle crisi rimane difficile.

La crisi ha ed avrà gravi conseguenze economiche che tutti gli Stati membri avvertiranno. Le istituzioni europee stanno usando le loro risorse humane e finanziarie per combattere la crisi. La Banca centrale europea pomperà 750 miliardi nell'economia. Il Parlamento europeo ha preso importanti iniziative a riguardo. All'inizio di marzo, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha presentato il suo ‘Corona response team’, un team di commissari incaricati di coordinare le conseguenze economiche e umanitarie della crisi. A metà marzo, la Commissione europea ha dato una sua prima risposta: sono state adottate misure per rafforzare i settori della sanità pubblica e mitigare l'impatto socio-economico nell'UE. Risorse e strumenti sono utilizzati per aiutare gli Stati membri a coordinare le loro risposte nazionali e fornire informazioni obiettive sulla diffusione del virus. Alla fine di marzo, gli Stati membri hanno finalmente accettato 37 miliardi di euro di denaro non utilizzato dal bilancio europeo (‘Corona Response Investment Initiative’). Essi possono utilizzare tali fondi in attrezzature mediche, aiuti alle piccole e medie imprese e misure per il mercato del lavoro.

Questa iniziativa di investimento è una delle prime misure di emergenza che l'UE sta adottando per combattere il coronavirus, ma certamente questo non è sufficiente. Esiste anche il Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), fondo finanziario permanente di emergenza, istituito durante la crisi dell'euro per aiutare i paesi dell'euro in difficoltà finanziarie a condizioni rigorose. Ci sono più di 400 miliardi di euro in quel fondo. Alcuni paesi, tra cui l'Italia e la Francia, ora vogliono utilizzare il MES.

Difficilmente esiste una sfida comune più chiara dell'attuale pandemia. Eppure l'UE continua a mettere in discussione la necessità di una risposta coordinata e la possibile creazione di un Centro europeo di crisi. I leader europei attualmente non hanno ancora concordato un Fondo di solidarietà dell'UE. In preparazione del Consiglio europeo del 26 marzo, i capi di governo di nove paesi (Belgio, Francia, Italia, Lussemburgo, Spagna, Portogallo, Grecia, Slovenia e Irlanda) hanno chiesto al presidente del Consiglio Charles Michel di lavorare su uno strumento di debito comune che garantisca stabili finanziamenti a lungo termine. Tuttavia, i Paesi Bassi, la Germania, l'Austria e la Finlandia sono i principali oppositori dell'attivazione degli Euro-bonds e si sono opposti a ulteriori misure di emergenza nella lotta contro il coronavirus. Comprendiamo quindi la rabbia dei politici italiani nei confronti della scarsa solidarietà dei Paesi Bassi. È quindi significativo l'appello di oltre sessanta economisti olandesi che chiedono al proprio governo di cambiare il corso "irresponsabile" dell'approccio europeo alla crisi. In breve, una certa generosità e solidarietà con meno miopia tra gli Stati membri sarebbe certamente appropriata.

Sosteniamo con forza l'emissione di "European Renaissance Bonds" che gli economisti europei hanno proposto in una Lettera Aperta ai presidenti delle istituzioni dell'UE e ai capi di Stato o di governo degli Stati membri. Ciò non significa che i debiti pubblici esistenti siano distribuiti tra loro, riguarda solo i costi necessari per far fronte al grande shock comune. Potrebbero essere un nuovo inizio del processo di integrazione europea, basato su solidarietà, rispetto reciproco e dedizione

Forse nelle circostanze attuali è più importante concentrarsi sull'obiettivo prioritario di un sostegno economico necessario e massiccio piuttosto che sugli strumenti. I cittadini europei vogliono un'immediata risolutezza nel vedere il sogno europeo della solidarietà condivisa e della responsabilità reciproca tradotto concretamente in giorni buoni e cattivi. Dopotutto, l'alternativa è che l'Europa della solidarietà si prosciuga attraverso la passività, non collega più i cittadini europei, si sbriciola in entità nazionali regionali separate e infine non sopravviverà alla crisi. La sfida globale e senza precedenti richiede una strategia globale e senza precedenti da parte dell'UE.

Questa crisi ha alcune somiglianze con altri momenti di crisi, come quella dell'euro e quella dei rifugiati. Le istituzioni europee sono impreparate e non hanno il potere di agire con decisione. Gli Stati membri non sono preparati, sono competenti, ma agiscono in un ordine disperso, ciascuno per sé. Questa crisi evidenzia (di nuovo) che la solidarietà tra gli Stati membri non sorge spontanea e piuttosto nasce una sorta di cinismo, o addirittura una sorta di nazionalismo coronavirus a minare ulteriormente l'UE e a minacciarne la sopravvivenza.

Conclusione

Ogni crisi presenta non soltanto una provocazione ma anche un'opportunità. Dobbiamo sperare che l'attuale epidemia aiuterà l'umanità ad affrontare il grave pericolo della progressiva divisione e disuguaglianza globali. L'umanità deve fare una scelta. Seguiremo il percorso della divisione o il percorso della solidarietà globale? Se optiamo per la divisione, ciò non solo prolungherà la crisi, ma probabilmente porterà a catastrofi ancora peggiori in futuro. Se scegliamo la solidarietà globale ed europea, non sarà solo una vittoria contro il coronavirus, ma anche contro tutte le future epidemie e crisi che potrebbero attaccare l'umanità nel 21° secolo.

Il nostro sistema societale è scosso da grandi e piccole conseguenze sociali, economiche e finanziarie che hanno anche un grande impatto sulle nostre relazioni interpersonali. Responsabilità e solidarietà diventano valori importanti nella rifondazione della qualità della vita "autentica" condivisa, in rispetto di tutti e tutto, riconoscendo la nostra vulnerabilità. Riflessioni solide e pro-attive su possibili prospettive future sono adesso certamente più che necessarie. Nella preparazione odierna al cambiamento radicale in Europa e nel mondo, una leadership stimolante ed innovativa è una condizione necessaria. In tempi difficili e preoccupanti, il buono, il vero e il bello di solito hanno la meglio. Speriamo che tutto andrà bene!

Bruges, 02/04/2020