Ethos – Desiderio – Legge

ETHOS - DESIDERIO - LEGGE

Una tendenza della società attuale sia in Italia, sia nei paesi tecnologicamente avanzati è quella di scambiare per diritti i propri desideri con la conseguenza di una dilatazione dell’idea del diritto. La tradizione ha legato il tema dei diritti prima alla natura umana con una netta differenziazione rispetto ai desideri, poi alle acquisizioni storiche che hanno assunto carattere assiologico legittimando, almeno in parte, desideri diffusi.

La crescente consapevolezza del fatto che tutte le persone siano soggetti attivi nella società ha indotto a parlare non solo del diritto a vivere, ad essere sani, a scegliere i proprio orientamenti di vita, ma anche ad associarsi, ad esprimersi e a contribuire all’organizzazione della vita sociale. Il nesso tra diritti e libertà, diventato particolarmente stretto, si è collegato alla variazione del concetto di persona, intesa sempre più come individuo. Così è cambiata la concezione della legge, chiamata a rispondere alle aspirazioni dei cittadini. Le stesse costituzioni sono spinte verso modifiche che tengano conto dell’ethos in rapido mutamento. Da un lato il desiderio rappresenta fin dalle origini uno stimolo alla formulazione e al riconoscimento dei diritti, dall’altro c’è il rischio di uno scollamento tra diritti ed etica e che si faccia coincidere il valore fondante della persona con l’opinione della maggioranza, spesso manipolata dai media.

La problematica è affrontata a partire dall’antropologia culturale (Roberto Malighetti), dalla psicanalisi (Graziano De Giorgio), dalla psicoterapia degli adolescenti (Paola Scalari), dalla letteratura (Gabrio Forti su Franz Kafka), dalla filosofia antica (Salvatore Natoli), dalla giurisprudenza (Gregorio Gitti, Gabriele Della Morte, Luigi Ferrajoli).


Il desiderio criterio dell’ethos attuale?

Relatore: Graziano de Giorgio

Freud si è preoccupato dell’etica. Essa mirerebbe a imbrigliare le pulsioni verso finalità razionalmente scelte. Tale obiettivo riflette di per sé ottimismo, fiducia nella ragione. Tuttavia alcuni aspetti della concezione freudiana finiscono per gettare ombra e alimentare il pessimismo. Infatti le pulsioni sono cieche, egoistiche, quindi il compito che si prospetta va contro di loro ed è appunto pagato con le nevrosi. Il pessimismo si accentuò in Freud durante l’esperienza della prima guerra mondiale. Si vedano i suoi saggi: “Considerazioni attuali sulla guerra e sulla morte” (1915) e “Perché la guerra?” (1932). Inoltre riferire il compito etico al superamento delle pulsioni suggeriva un orizzonte prevalentemente intrapsichico. Nella psicanalisi e nella psicologia successiva si spostò il centro verso l’aspetto relazionale. Wilfred Bion descrisse la mente come un fatto relazionale e sociale.

Adolescenti e soggetti del desiderio

Relatore: Paola Scalari

Come si forma il desiderio? Il neonato pretende la soddisfazione immediata della sua pulsione e, quando ciò non avviene, subisce una frustrazione. Questa però può essere positiva, poiché nello spazio fra la pulsione e la sua soddisfazione si crea il desiderio dell’altro, della mamma. Qui si radica il senso del limite e quindi anche il fondamento della relazione. Diverso sarebbe il caso della mortificazione, ossia della negazione del desiderio, che porterebbe al principio di morte e alla distruttività.

Desiderio, legge, riconoscimento in Franz Kafka

Relatore: Gabrio Forti

La combinazione dei tre termini offre un piano “sistemico” di lettura dell’opera kafkiana e forse una chiave per accedere ad almeno uno dei suoi innumerevoli penetrali. È noto che Kafka fece ricorso alle parabole, ma forse si può dire che tutta la sua produzione è una grande parabola sulla impossibilità moderna (e tardo-moderna) del desiderio, sull’incapacità di attingere non solo l’aldilà, ma anche e prima ancora l’”al-­di-qua”, l’esperienza terrena: ci si sente esclusi dall’immanente, che è vissuto come trascendente o addirittura come “il” Trascendente.