Relatore: Lucia Procuranti, ricercatrice di Storia della Filosofia, Germano Bettoncelli, Medico Medicina Generale Brescia e Coordinatore Commissione Cultura Ordine dei Medici Brescia, e Alberto Signorini, docente di Ingegneria industriale e dell’informazione
Nel dialogo fra il Prof. Alberto Signoroni, docente di Ingegneria industriale e dell’informazione presso l’Università di Brescia, il Dott. Germano Bettoncelli, Presidente dell’Ordine dei Medici di Brescia e Provincia, e la Prof.ssa Lucia Procuranti, ricercatrice di storia della filosofia presso l’Università di Verona coordinati dal Dott. Claudio Cuccia, già Direttore del Dipartimento di cardiologia ed emodinamica dell’ospedale Poliambulanza, è emersa la ricchezza delle possibilità offerte dalla intelligenza artificiale in campo medico. Tuttavia, il fenomeno pone la necessità inderogabile di una responsabile e intelligente vigilanza affinché la macchina non prenda il sopravvento e da strumento diventi protagonista.
Relatore: Fabio Grigenti, Professore Ordinario di Storia della Filosofia Università degli Studi di Padova.
L’IA, così definita a partire dal 1956, affonda le sue radici nell’ambito della ricerca della logica formale e dei temi legati alla logica matematica, oltre che nella necessità di dare una definizione rigorosa e condivisa al termine “calcolare”, anche se da millenni l’umanità esercitava questa operazione. Nel 1936 Alan Turing scrive un articolo, nel quale inventa il concetto di numero computabile e una macchina, detta macchina di Turing, per rendere possibile qualsiasi operazione computazionale. Turing, nel suo articolo, usa il termine computer, non per riferirsi alla macchina, bensì, per riferirsi alla capacità del calcolare umano. La macchina funziona con una capacità di memoria ed efficienza che gli umani non sanno uguagliare. Le IA non sono altro che sviluppi esponenziali di quanto Turing aveva ipotizzato.
Relatore: Massimo Giuliani - Professore associato Insegnamento di Pensiero ebraico Dipartimento di Lettere e Filosofia Università degli Studi di Trento
Premesso il quesito, se l’antisemitismo e la xenofobia siano mai realmente scomparsi, il professor Giuliani, mutuando anche il pensiero di molti intellettuali ebrei (Amos Oz, Davide Grossman, Etgar Keret, A.B. Yehshua, Yehuda Amichai..), ha sviluppato la sua argomentazione partendo dalla affermazione che i movimenti xenofobi e antisemitici sono accomunati dal fatto di essere “fanatici”. Il cuore del fanatismo si manifesta sia nell’ambito religioso, sia in quello politico. Il fanatico - un po’ lo siamo tutti - è mosso non dall’invidia, ma dalla paura, che può arrivare fino al panico, e alimenta anche fantasie pericolose e bizzarre che, nella storia, hanno dato origine all’antisemitismo, da cui neppure la Chiesa è stata esente.
Relatore: Salvatore Vassallo
Il rischio di una democrazia senza popolo evoca il calo della partecipazione elettorale dei cittadini che, dopo la metà del secolo scorso, ha visto un graduale aumento nelle democrazie contemporanee. Questo calo, evidente in molti Paesi democratici, ha raggiunto un punto critico negli ultimi decenni, ad esempio in Italia, dove si è visto una drastica riduzione del tasso di partecipazione, dal picco storico del 90% a livelli decisamente inferiori al 60%. Nonostante ciò, questa trasformazione non deve essere considerata necessariamente negativa, poiché riflette cambiamenti strutturali nella società.