Laura Boella - Essere “padroni” della propria vita o accogliere la vita come dono?

Le pensatrici del Novecento irrompono nel panorama politico e filosofico, fondato su basi monolitiche, con un pensiero personale, distaccato dai grandi sistemi e desideroso di cogliere il valore delle relazioni. Hanna Arendt segue il processo di Eichmann. Edith Stein, ispirata dalla fenomenologia di Husserl, elabora un nuovo concetto di empatia. Simon Weil vede nella corrispondenza tra esseri umani la base di ogni solidarietà e speranza.

Laura Palazzani - Legislazione ed etica in rapporto alla vita umana

Relatore: Laura Palazzani, professore ordinario di Filosofia del Diritto, Università di Roma LUMSA

La tematica affrontata dalla prof.ssa Laura Palazzani verte sul rapporto tra legislazione ed etica. La bioetica può esimersi dalla relazione con il diritto? L’etica può calarsi nella realtà senza confrontarsi con la legislazione e con la politica? Tutto ciò che è tecnologicamente possibile è anche eticamente lecito?

Fabrizio Turoldo - Disponibilità e indisponibilità della vita umana

Relatore: Fabrizio Turoldo, professore ordinario di Filosofia morale, Università Ca’ Foscari di Venezia

Negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, le nuove tecniche di rianimazione cardiopolmonare hanno portato con sé grandi speranze, ma anche la possibilità di tenere in vita, spesso anche per un tempo molto prolungato, persone giunte alla fase terminale di agonia. Per questo i medici, per la prima volta, iniziarono a riflettere sulla differenza tra allungare la vita e prolungare l’agonia. Qual è il confine? Giunti a quel punto, non era più sufficiente affidarsi unicamente al principio di beneficenza, ma diventava fondamentale far riferimento anche al principio di non maleficenza. I medici scoprirono che non sempre intervenire significava fare il bene del paziente e, in certi casi, iniziarono a scrivere la sigla DNR, Do Not Resuscitate order, ordine di non rianimare, su foglietti di carta da inserire nelle cartelle cliniche dei malati terminali, in matita, affinché fosse prontamente cancellata. Il timore era quello di venire potenzialmente imputati di omissione di soccorso. Il diritto non riusciva a stare al passo delle evoluzioni della tecnica, mentre filosofia e riflessione etica si arrovellavano per tentare una sintesi tra l’universalità dei principi e l’unicità delle situazioni particolari.

Massimo Reichlin - Figure di vita umana “degna” nell’attuale contesto culturale

Relatore: Massimo Reichlin

Il contesto culturale da cui prende avvio la riflessione del Prof. Massimo Reichlin è segnato da un elemento importante: la nascita della bioetica in America all’inizio degli anni Settanta. Da questo cambiamento, al tempo stesso filosofico, teologico, giuridico e medico, trae origine l’enfasi del concetto di autodeterminazione, secondo un’interpretazione unilaterale del concetto di autonomia. Ciò, inizialmente, è positivo perché mette in dubbio il paternalismo medico, ancora molto accentuato. Paternalismo che nasce principalmente in un contesto di “sproporzione” tra poteri: da una parte il medico, che conosce e cura, e dall’altra il paziente che ignora di che cosa ha bisogno ma desidera essere curato. Così come il sovrano “conosce” il bene dei suoi sudditi, anche a loro insaputa, allo stesso modo il medico capisce qual è il bene del paziente, senza interrogarlo e a prescindere dalla sua volontà, che si presuppone incompetente e quindi senza valore. Un ulteriore passo avanti avviene con l’introduzione del “consenso informato”, con il Codice di Norimberga, nel 1947. Questa procedura però, inizialmente, inerisce solo la sperimentazione, mentre per l’utilizzo in ambito di pratica clinica si dovrà attendere gli anni Settanta.