Perché le storie ci aiutano a vivere. La letteratura necessaria

Perché le storie ci aiutano a vivere. La letteratura necessaria

Nel suo libro intitolato L’istinto di narrare. Come le storie ci hanno reso umani (Bollati Boringhieri 2014), Jonathan Gottschall afferma che l’habitat degli esseri umani è «l’isola che non c’è», ovvero un universo di finzione, e che nessun altro creatura vivente «dipende dalla narrazione quanto l’essere umano, lo ‘storytelling animal’». Diversamente da qualsiasi altro animale, sin dall’infanzia, l’uomo vive molte vite grazie all’immersione in mondi alternativi e in questo si celerebbe il segreto del suo successo sulle altre specie.

Nel suo recente studio intitolato Perché le storie ci aiutano a vivere. La letteratura necessaria (Cortina 2017), Michele Cometa si interroga «sul perché la narrazione abbia un ruolo decisivo nella costituzione del Sé e delle sue protesi esterne, e sulle possibili risposte che a questa domanda danno i teorici della mente estesa e della cognizione incarnata». Il pensiero narrativo avrebbe dunque un ruolo essenziale nella definizione dell’autoconsapevolezza dell’umano, e questo sin da tempi molto più antichi rispetto a quelli nei quali la scrittura ha fissato le storie, forse addirittura sin da epoche pre-verbali: «Esistono ormai diverse ipotesi – afferma Cometa - che provano a spiegare come la capacità di costruire storie possa aver avvantaggiato l’uomo tra tutte le specie, fino a farne l’indiscusso signore del pianeta. In particolare le scienze cognitive e l’archeologia cognitiva ci forniscono strumenti per studiare l’origine e l’evoluzione delle storie e ci permettono di risalire, almeno speculativamente, ben oltre il momento in cui si sono consolidati i miti (che non si
dimentichi sono il precipitato di storie sempre più antiche). A ben vedere, infatti, qualcosa di quelle preistoriche narrazioni ci è rimasto e oggi intere discipline, lavorando sulla straordinaria convergenza tra gesti, utensili, linguaggio e narrazione (nel solco profondo scavato da André Leroi-Gourhan), fanno emergere dagli “utensili” (tools) tutta una serie di indicazioni sull’origine e lo sviluppo delle capacità narrative e quindi della letteratura».

Esistono ‘fossili’ del comportamento narrativo? Quanto è possibile risalire, per loro tramite, alla fase incipiente della coscienza di sé dell’homo faber? E qual è il suo futuro in un mondo nel quale egli sembra divenire sempre più soggiogato da forze (come l’economia e la tecnica) che lui stesso ha prodotto, trasformandosi da homo faber in homo factus? Di questo parlerà lo stesso Michele Cometa, docente di Storia comparata delle culture e di Cultura visuale all’Università di Palermo, nell’incontro intitolato «Tecnologia e narrativa. Passato e futuro dell’homo faber» mercoledì 18 ottobre alle ore 18 presso la sede dell’Accademia Cattolica (via G. Rosa 30) nel contesto del percorso dedicato al tema: Umano e post-umano.