Per comprendere il mondo globale anche la Storia allarga lo sguardo

Per comprendere il mondo globale anche la Storia allarga lo sguardo

Conferenza del professor Agostino Giovagnoli per il ciclo di incontri di Accademia Cattolica

«Fino al 1989 gli storici, pur divisi in diverse scuole, sapevano che senso dare agli eventi del passato e del presente. Dopo la caduta del Muro di Berlino e, soprattutto, dopo l’attacco alle torri Gemelle, il divenire storico è apparso caotico e quasi senza direzione. Finché la scuola detta della "world history" non ha proposto una nuova metodologia d’analisi».

Così il professor Agostino Giovagnoli, docente di storia contemporanea alla Cattolica di Milano,ha introdotto ieri sera la sua lezione all’Accademia Cattolica bresciana in via Gabriele Rosa. Si è trattato del terzo incontro del ciclo di conferenze sui saperi umanistici. Tema: «Dalla storia dei potenti alla storia dei popoli: nuovi soggetti, nuove identità». Ha introdotto e moderato monsignor Giacomo Canobbio, delegato vescovile per la cultura.

Gli universali. «L’idea che ha presieduto la storiografia tradizionale - ha spiegato il prof. Giovagnoli - era basata su "universali" di matrice greca, sviluppati poi dal cristianesimoe fatti propri, in un contesto laico, dall’illuminismo. La storia era vista come l’avverarsi di un cammino volto allo sviluppo senza fine di una modernità e di una civiltà di marca occidentale, reputata valida per tutti. Era un’interpretazione del divenire storico eurocentrica e per di più basata sul concetto cardine di stato-nazione, considerato un universale e non figlio anch’esso dell’Europa, come sarebbe stato corretto fare».

Dopo il 1989. La caduta del comunismo e la fine del bipolarismo hanno cambiato tutto. «Dopo un periodo di smarrimento, da qualche tempo gli storici si stanno dotando di un nuovo metodo di analisi della realtà presente e passata, che viene definito "world history" e che sovverte quello precedente». World history non significa «storia con dimensioni planetarie » ,ma storia vista attraverso le relazioni tra le diverse civiltà, nessuna delle quali considerata superiore alle altre. «Viene abbandonato l’eurocentrismo e accantonato il concetto di stato nazione come modello di riferimento analitico. È la presa d’atto della relativizzazione dell’Occidente già sottolineata un secolo fa da Spengler e poi da Toinbee ».

Legàmi. Il padre della nuova scuola, Willian Mac Neill, «considera il mondo come formato da 5 o 6 civiltà, nessuna delle quali chiusa in sé. La grande novità della world history consiste nella proposta di analizzare la storia come insieme di legami, di rapporti, di interdipendenze, come una rete di interconnessioni tra le diverse società e i diversi insiemi di potere (politici, economici commerciali)».

In altre parole - conclude il prof. Giovagnoli - «è la certificazione che nessuna civiltà è un’isola chiusa in sé».