Fulvio De Giorgi - Custodire la memoria: la storia oltre le mistificazioni
Relatore Fulvio De Giorgi, Professore Ordinario di Storia della Pedagogia e dell’Educazione Dipartimento di Educazione e Scienza Umana Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia.
Da storici, filosofi e teorici dei media contemporanei viene denunciata una palpabile crisi della storiografia scientifica in Occidente. In effetti negli ultimi decenni, nel contesto occidentale, l’avvento della società tecnocratica-digitale ha portato profondi cambiamenti nella vita quotidiana, nelle relazioni sociali, nella mentalità, negli stati d’animo, e ha imposto una tirannia del presente definito dagli studiosi “presentismo”, che sbiadisce ed emargina gli insegnamenti del passato, ma anche il desiderio di immaginare il futuro e blocca il “principio speranza”. Una delle conseguenze culturali più rilevanti è la crisi della storiografia come scienza, con grave pregiudizio della cultura dell’umano comune.
Nel suo intervento, il prof. De Giorgi, richiamati alcuni aspetti di tale stato di criticità studiati in particolare dagli storici François Hartog, Eric J. Hobsbawm, Adriano Prosperi; dal filosofo Marc Augé; dall’antropologo Hartmut Rosa; dal teorico dei media Geert Lovink, propone di recuperare, in modo innovativo, il portato della grande tradizione di storiografia scientifica, sul fondamento di una epistemologia della conoscenza storica, per custodire la memoria del passato con un rigore intellettuale che contrasti le eventuali mistificazioni, anche attraverso lo studio della stessa storia del presentismo.
Il fenomeno del presentismo sta alla confluenza di tre processi storici, in tre differenti ambiti, in continua interdipendenza: 1) il processo strutturale, nell’ambito della realtà socio-economica; 2) il processo culturale, nell’ambito delle idee, 3) il processo etico-relazionale, nell’ambito dei valori personali riconosciuti e delle simbolizzazioni.
Al fine di dare fondamento a questi processi si riprendono alcuni spunti presenti dalle opere di Antonio Rosmini, e si mettono a valore: il rapporto tra storia e filosofia: la filosofia è la luce della storia (nel Saggio sull’unità dell’educazione); lo schema tipologico “epoche di stazionamento/epoche di marcia” (nelle Cinque piaghe della Santa Chiesa); la distinzione tra storie semplici, in cui lo storico non aggiunge alcun suo giudizio, storie critiche, in cui lo storico è insieme filosofo che giudica, e storie umanitarie, nelle quali si investigano le leggi e le cause, che regolano e provocano opinioni e sistemi giuridici (nella Filosofia del diritto); le riflessioni sul metodo storico o “arte critica” (nella Logica).
Rosmini intendeva indicare una tipologia unitaria di tre forme distinte di storiografia come scienza: Euristica, ermeneutica e umanitaria. Euristica: il livello filologico documentario, ricerca e critica delle fonti. Ermeneutica: la lettura delle fonti nell’ambito di un senso interpretativo complessivo che si sviluppa attraverso problemi che lo storico si pone e mediante la ricerca risolve con una interpretazione dotata di coerenza e di senso (non si va in archivio alla cieca). Umanitaria: i problemi che lo storico si pone nascono anche dagli sviluppi scientifici storiografici, cioè dalle lacune della ricerca storica precedente, ma si precisano nella relazione dello storico con il suo tempo, con la vita morale del mondo a lui contemporaneo, con istanze etiche e politiche della sua coscienza. Vi è dunque un principio di umanità che anima la ricerca storica e che consente di poter giudicare l’importanza dei problemi che lo storico si pone.
Sulla base di queste suggestioni rosminiane, De Giorgi propone un’epistemologia relazionalistico-sintetica della conoscenza storica, con la quale essa, forte del realismo su cui si fonda, è abilitata a resistere alla corrosione scettica incrementata dal presentismo della società tecnologica e infocratica.