Giampaolo Balestrieri: “Ospedale, persona e tecnica”

Relatore Giampaolo Balestrieri

La medicina, inizialmente connessa all’esperienza mistica nei santuari, ricevette una prima impostazione laica con Ippocrate che cercò di interpretare le malattie attraverso gli umori e di intervenire attraverso la techne.

Se prima l’epilessia era vista come manifestazione del divino, ora anch’essa veniva accomunata alle altre malattie. Dal novero di queste erano però escluse quelle mentali. L’etica, che per Ippocrate era basilare e proibiva di dare la morte o di praticare l’aborto, si è accentuata nel Medioevo in cui gli xenodochia erano destinati all’accoglienza e alla cura dello straniero o del pellegrino. Agli inizi dell’epoca moderna si introducono criteri scientifici nella diagnosi delle malattie. L’affresco di Domenico di Bartolo (1440) ci mostra due figure intente all’esame delle urine. Sulla scorta della filosofia cartesiana, si sviluppa l’anatomia, in seguito si affinano le tecniche della semeiotica. Nell’Ottocento con Virkow si introduce la patologia cellulare e con Pasteur la microbiologia e l’attenzione agli agenti infettivi. Paul Ehrlich (1891) propone il «proiettile magico» ossia un farmaco che abbia un’azione selettiva. Dal canto suo William Ochler (1849-1919) insiste sull’importanza di prestare «ascolto» al paziente e alla sua anamnesi. Nel Novecento la radiologia, la biochimica clinica, le tecnologie più avanzate hanno fatto compiere alla medicina enormi progressi. Ormai la diagnosi è fatta lontano dal letto, molta terapia è affidata all’attività ambulatoriale o al Day Hospital, si è introdotta la cartella elettronica. Il paziente è stato sempre più allontanato dal medico, mentre esige di essere sempre più attivo, informato, partecipe. Si richiedono medicina di precisione e cure personalizzate. Tuttavia sorgono anche attese irrealistiche, mentre i pazienti diventano sempre più anziani. Deve essere chiaro che la medicina scientifica ha i suoi limiti. Inoltre dai «fatti medici» occorre passare ai «giudizi di valore» e chiedersi che cosa sia rilevante per il paziente. Per questo è più che mai essenziale il dialogo con lui. Infine la medicina sociale richiama l’attenzione sul contesto in cui si vive, sull’ambiente, sull’alimentazione facendo intendere che siamo di fronte a processi globali e che rispetto all’emarginazione il cosiddetto «proiettile magico» è insufficiente.

Bibliography: How the poor die (1927), Woodcock, London 1946.

Lunedì, 26 Marzo 2018 | Francesco Tomasoni