L’arte specchio e principio trasformatore del mondo.
Relatore Federico Ferrari, Professore Ordinario di Filosofia dell’arte e di Fenomenologia delle arti contemporanee - Accademia delle Belle Arti di Brera
In un mondo contrassegnato da una notevole accelerazione dei cambiamenti l’arte non è risparmiata. L.B. Alberti ha definito l’arte “una finestra che si apre sulla realtà”. La finestra dell’artista è una finestra reale perché è necessario inquadrare il mondo; ma, nello stesso tempo, l’arte trascende il mondo, e perciò è una finestra ideale, che ha a che fare con la capacità di immaginazione. L’arte coniuga, quindi, strettamente realtà e immaginazione. Essa è per sua natura una prassi, che richiede un saper fare.
In quanto trascendimento della realtà, l’arte ci rimanda al suo rapporto con dio, inteso quale nome dato, da sempre, alla vertigine suscitata dalle domande di senso: che senso ha la vita, l’essere al mondo, la gioia, la sofferenza, la morte? Si deve, però, distinguere il dio degli artisti dal dio dei filosofi o della religione. Il dio dei filosofi è il dio che, a partire da Platone occupa il pensiero, e, in ultima analisi, si assenta dalla dimensione più materiale del mondo, fino a morire, secondo F. Nietzsche. La scomparsa di Dio è evidente nella tecnoscienza.
Il dio della religione è il dio della creazione dal nulla e può essere definito il dio del cuore, che si approssima al dio impotente. È il dio che suscita la domanda: perché c’è il male innocente? Perché i bambini muoiono? (Cfr. L’idiota – F. Dostoevskij).
Il dio degli artisti invece non sorge dal pensiero, né della creazione dal nulla, perché l’artista non crea dal nulla, ma sempre è obbligato a confrontarsi con la materia. Quando la materia si fa altro da sé, quando da un blocco di marmo appare qualcosa che lo supera, abbiamo l’opera d’arte, che è qualcosa nell’ordine del divino ed è l’epifania irripetibile di sé stessa.
Il mutamento contemporaneo è caratterizzato da una produzione esponenziale di immagini, prodotte dagli strumenti tecnologici. Ma possiamo chiamare ancora arte queste innumerevoli immagini? Oggi l’arte non ha più confini, ci muoviamo in un terreno sconosciuto, che difficilmente fa suscitare domande di senso. Ma quando non sappiamo personalizzare o definire che cosa sia l’arte, qualsiasi cosa può assumere il nome di arte.
L’arte è principio trasformatore del mondo perché è prassi che determina di volta in volta che cosa è o non è arte. In questa sua trasformazione l’arte anticipa qualcosa che è in atto in tutto, come del resto si riscontra in tutte le discipline, che sono sempre più orientate verso una assenza di confini.
Sorge allora la domanda: “su che cosa è sospesa la nostra visione del mondo”?