Giacomo Canobbio - Fraternità perduta

Relatore Giacomo Canobbio

La Dichiarazione di Abu Dhābi, sottoscritta il 4 febbraio 2019 da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb, l’enciclica Fratelli tutti (3 ottobre 2020) e il viaggio di Papa Bergoglio in Iraq agli inizi di marzo 2021 sconfessano la teoria dello scontro di civiltà di Samuel P. Huntington (1996) e propongono un nuovo percorso fondato sulla fratellanza.

Eppure i conflitti connotano la storia umana. Emblematico è il racconto biblico che evidenzia il conflitto fra coltivatori e pastori, diversi nella mentalità e nei culti. « E il sangue versato non si lascia coprire di terra, ma grida verso il cielo e porta il suo lamento fin davanti a Signore della vita» (G. Von Rad, Genesi, 133). Si tratta di «un’immagine di elementare violenza» (ivi, 136).

Una diagnosi

Anche Papa Francesco nella Fratelli tutti mette in guardia dal pericolo di «credere che possiamo essere onnipotenti e dimenticare che siamo tutti sulla stessa barca». Si arriva a «una sorta di cinismo», basato sull’«isolamento e la chiusura in se stessi o nei propri interessi» (30). Cultura dello scontro, no; cultura dell’incontro, sì”».

Alla ricerca di ragioni

Ragioni di carattere strutturale: La condizione umana è segnata da due opposte tendenze: all’unificazione e all’affermazione di sé. Edgar Morin la descrive nel libro La fraternità, perché? Resistere alla crudeltà del mondo (p. 14).

Di carattere culturale: anche se nel motto, fatto risalire alla Rivoluzione francese, “fraternità” è nominata dopo “libertà” e “ uguaglianza”, essa è rimasta in ombra e non compare all’interno della Dichiarazione del diritti dell’uomo e del cittadino (26 agosto 1789). Viceversa è prevalsa una visione individualistica che, già nel secolo XVII, Thomas Hobbes aveva anticipato facendo propria l’espressione di Plauto lupus est homo homini, non homo, modificandola in homo homini lupus. Allo “stato di natura” l’uomo sarebbe dominato dall’istinto egoistico e si troverebbe in lotta aperta con tutti gli altri. L’unica salvezza sarebbe lo Stato assoluto, il Leviatano (cfr. Leviatano, cap. 14). La socialità non sarebbe una proprietà originaria dell’essere umano come Aristotele aveva insegnato a tutto l’Occidente, bensì uno strumento atto a salvaguardare il diritto di ogni individuo alla vita e affidato allo Stato.

Eppure la fratellanza era stata proclamata dalla Rivoluzione francese, come «scopo» (J. Ratzinger, La fraternità cristiana, 25), un proclama rimasto in gran parte lettera morta. Lo si riscontra oggi, soprattutto a proposito del fenomeno dell’immigrazione. Ci sono leggi che puniscono chi aiuta gli immigrati. Per esempio in Francia la Legge 1560 del 31 dicembre 2012 definisce “reato di solidarietà” l’aiuto a immigrati irregolari (a meno che sia prestato da familiari prossimi o da volontari o membri di Associazioni). Tale reato, secondo una legge del 2005, viene punito con cinque anni di prigione e un’ammenda di 30000€.

Il cristianesimo delle origini aveva proposto una fraternità tendenzialmente universale, basata sulla comune origine. Nella lettera agli Ebrei 2,11 con l’espressione: «tutti da uno solo» si afferma la comune origine umana [cfr. At 17, 26]. Chi sono dunque i fratelli? Tutti gli uomini che aderiscono a lui, senza distinzione di razza, e costituiscono la Chiesa. L’Autore della lettera agli Ebrei però nei versi successivi (14-15) allarga lo sguardo. Condividendo la condizione umana, Gesù ha fondato una fraternità aperta, universale, inclusiva, rivolta principalmente ai diseredati.

Nel cristianesimo spesso si sono identificati come fratelli solo quanti aderivano al Vangelo e si è fatta coincidere la fede con la cultura e la civiltà (cristiana). L’esigenza di una apertura universale è emersa con la scoperta di nuove culture e nuovi mondi. Si devono ricordare al riguardo, nella prima metà del sec. XVI, le Relectiones de Indis di Francisco de Vitoria all’Università di Salamanca e le opere di Bartolomé de las Casas, l’encomendero di Hispaniola, che si converte alla difesa degli indigeni. Nelle idee di costoro, che si rifanno a Tommaso d’Aquino, si afferma l’apertura universale del cristianesimo.

Anche l’illuminismo aveva sostenuto l’universalità della natura umana, ma in modo astratto. Kant ne La religione entro i limiti della pura ragione aveva proposto il superamento della religione statutaria, particolare, mediante una religione morale universale. Questa però non solo appare astratta, ma finisce per favorire l’individualismo. Le religioni con i loro sistemi di fede e di culto non sono necessariamente fattori di divisione. Possono diventare il collante dell’umanità grazie a ciò che nel corso del tempo hanno custodito. È questa la lezione di Jürgen Habermas in dialogo con Joseph Ratzinger , il 9 dicembre 2004 presso l’Accademia cattolica di Baviera (cfr. J. Ratzinger – J. Habermas, Etica, religione e stato liberale, 19). Da questa consapevolezza sono nati i percorsi compiuti in questi anni di dialogo tra gli appartenenti alle diverse religioni

Libertà e uguaglianza possono sussister solo se si dà spazio alla fraternità, come ha sottolineato Papa Francesco nella Fratelli tutti (103-105). La dimenticanza della comune origine è una malattia della società odierna. Occorre sognare un’umanità fraterna, secondo la prospettiva della Prof.ssa Emilia D’Antuono (cfr. il suo saggio, La fraternità tra memoria e oblio, 18).

Bibliografia:

  • Papa Francesco, Fratelli tutti.
  • Emilia D’Antuono, La fraternità tra memoria e oblio, in: Costruire un mondo nuovo: in dialogo con l’Enciclica Fratelli tutti, Roma, AVE 2021.
  • Samuel P. Huntington, Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale (ed. ingl. 1996), Milano, Garzanti 1997.
  • Edgar Morin, La fraternità, perché? Resistere alla crudeltà del mondo, Roma, AVE 2020.
  • Joseph Ratzinger, La fraternità cristiana, Brescia, Queriniana 2005.
  • J. Ratzinger – J. Habermas, Etica, religione e stato liberale, Brescia, Morcelliana 2005.
  • Gerhard Von Rad, Genesi: la storia delle origini, Brescia, Paideia 1993.

Mercoledì, 06 Ottobre 2021 | Luigi Voltolini