Daniele Checchi, Tecnologie, competenze e mondo del lavoro

Relatore Daniele Checchi

Negli ultimi quarant’anni il cambiamento più rilevante avvenuto è quello dell’ICT, ossia dell’Information and Comunication Technology, cioè della capacità di elaborare informazioni e di trasmetterle. Ciò ha liberato imponenti potenzialità, ma ha anche comportato la scomparsa di professioni di cui viveva un numero sterminato di persone.

Occorre anche aggiungere che le macchine sono in grado non solo di eseguire, ma anche di apprendere, come si vede nel “Machine learning”. Esse tuttavia rimangono “stupide” e continuano ad aver bisogno della parte poietica, creativa e immaginativa dell’uomo (come scrive Alain Supiot). Si possono suddividere i lavori in quelli routinari e in quelli non routinari di tipo intellettivo o manuale. I primi sono destinati ad essere assorbiti dalle macchine, i secondi no. Questi assumono sempre più importanza. Mentre tendono a scomparire i compiti routinari, si richiedono nel campo intellettuale quelli in grado di svolgere i compiti di “problem solving” grazie alla propria immaginazione o creatività e nel campo manuale quelli chiamati a prendersi cura delle persone attraverso la loro sensibilità. È chiaro che questo cambiamento nelle professioni abbia un forte impatto sulla distribuzione dei redditi portando a una polarizzazione fra lavori poco retribuiti e lavori altamente remunerati.

D’altro canto l’introduzione massiccia delle macchine al posto dell’uomo porta a profitti molto più alti da parte dei detentori di capitali. Inoltre la globalizzazione induce a non avere nessun soggetto decisore che possa regolamentare i processi. La stessa informazione, condizionata da poteri influenti, appare disorientata. Sarebbe stato opportuno che le politiche dei vari stati intervenissero sul lato della domanda del lavoro e della sua mobilità. In verità questo non è accaduto. Occorre chiamare in causa le forze educative, in primo luogo la scuola perché la flessibilità, richiesta dal mercato, avvenga in armonia con lo sviluppo della personalità e con il mantenimento del patrimonio identitario e valoriale.

Bibliografia:

  • Daniele Checchi, The Economics of Education : Human Capital, Family Background and Inequality, Cambridge University Press 2006.
  • Daniele Checchi, Da dove vengono le competenze degli studenti? I divari territoriali nell’indagine OCSE Pisa 2003 (con M. Bratti e A. Filippin), Mulino 2007.
  • Alain Supiot, in Le monde diplomatique, 10/2017.

Giovedì, 28 Dicembre 2017 | Francesco Tomasoni