Damiano Palano - Verso una rinascita della democrazia dal basso

Relatore Damiano Palano - Professore Ordinario di Filosofia Politica Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche Università del Sacro Cuore Milano

Il concetto di democrazia, risalente alla Grecia antica più di duemila anni fa, comprende un complesso di istituzioni, valori ed esigenze che mutano nel corso dei tempi. Così si può dire che esso si modifichi costantemente. Nel Novecento, in seguito all’esperienza dei totalitarismi e della seconda guerra mondiale, esso è stato compreso e articolato in un modo particolare. Il modello di democrazia si può arricchire, ma anche impoverire. Papa Francesco in Grecia ha rilevato un arretramento della democrazia nei nostri giorni. In effetti si possono rilevare fenomeni che confermano il suo giudizio.

Anzitutto a livello globale: mentre a partire dal 1989, con il crollo del regime sovietico, si era assistito al sorgere di nuove democrazie e al diffondersi dell’euforia rispetto al modello della democrazia liberale, negli ultimi quindici anni si registra un’inversione di questa tendenza. In alcuni paesi si impone un nuovo autoritarismo. Esso sembra suscitare simpatie anche in nazioni aderenti alla comunità europea. Tale spinta è favorita da superpotenze come la Cina, che evidenziando il proprio sviluppo economico e il proprio ordine sociale mostra i vantaggi del proprio sistema.

Sul fronte interno: si rileva il declino della partecipazione organizzata e non effimera alla vita politica. I partiti sono in crisi; cala il tempo dedicato all’attività politica; diminuisce il numero dei votanti. Il calo della fiducia nelle istituzioni non è solo un fenomeno italiano dovuto a tangentopoli, ma ha dimensioni molto più vaste. Esso si collega alla trasformazione del rapporto con l’autorità, ma anche alla depoliticizzazione dei centri decisionali, che si spostano in aree non politiche e operano dietro le quinte. Così si profila il pericolo di un deconsolidamento delle democrazie occidentali, sostenute sempre meno dalle nuove generazioni.

Quali rimedi?

Un primo rimedio, spesso messo in campo, è quello della personalizzazione della leadership. In momenti straordinari esso può essere utile, ma non può diventare la via ordinaria. In tal caso indebolirebbe il tessuto democratico, finirebbe per polarizzare la scena politica e indurre i cittadini a parteggiare, non a partecipare.

Un secondo rimedio, che abbiamo visto in auge negli ultimi tempi, è stato il sorgere di nuovi partiti che facessero proprie le rivendicazioni del popolo. Il loro contrapporsi ai tecnocrati e ai burocrati ha avuto importanza. Tuttavia lo sbandieramento di promesse irrealizzabili ha portato a delusione e all’aumento della sfiducia.

Un terzo rimedio è quello di ripensare la democrazia a partire dal basso e in ambiti più circoscritti. A questo proposito è auspicabile la collaborazione fra associazioni in un territorio. È il messaggio di Charles Taylor.

Bibliografia

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  • Graziano P., Neopopulismi, Il Mulino, Bologna, 2018.
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  • Palano D., Populismo, Bibliografica, Milano, 2017.
  • Palano D., Bubble democracy. La fine del pubblico e la nuova polarizzazione, Scholé, Brescia, 2020.
  • Parsi V.E., Titanic. Il naufragio dell’ordine liberale, Il Mulino, Bologna, 2018.
  • Runciman D., Così finisce la democrazia. Paradossi, presente e future di un’istituzione imperfetta, Bollati Boringhieri, Torino, 2019.
  • Taylor Ch. – Nanz P., Reconstructing Democracy. How Citizens Are Building from Ground from Up, Harvard University Press, Harvard, 2020.

Mercoledì, 15 Dicembre 2021 | Francesco Tomasoni