Aurelia Galletti e Cristina Barbieri - Tabù, paure e dissacrazione dei corpi (femminili)

Relatore Aurelia Galletti e Cristina Barbieri

Il nostro intento è quello di portare una lettura di tipo psicoanalitico sul tabù e sul corpo femminile, in particolare con riferimento alla violenza di genere.

Pare che il potere maschile si sia instaurato e consolidato sulla base di narrazioni mitiche e simboliche che permettessero agli uomini di controllare il potere generativo delle donne e di appropriarsene.

Questo è avvenuto, attraverso il tabù, con una serie di interdizioni relative alla donna mestruata e alla partoriente. e attraverso la costruzione di norme gerarchiche e sistemi di parentela che hanno legittimato il potere maschile sulla donna, come su una proprietà.

In realtà questo potere, che si mantiene per mezzo della cultura, passa abbastanza inalterato attraverso le diverse fasi della storia.

La certezza è che non c’è religione in qualsiasi tempo e a qualunque latitudine, che non regolamenti la sessualità e i rapporti tra i sessi, in cui la donna non debba sottostare all’uomo, in un rapporto gerarchico che attribuisce il potere al maschio, così come al re o alle classi dominanti su quelle subalterne.

La tradizione ebraico-cristiana ha contribuito in maniera determinante al consolidamento di tale idea.

Il fenomeno che più di ogni altro mette in luce la violenza del potere è la guerra,

che da sempre ha avuto molto a che vedere anche col possesso delle donne, oggetto di stupri e violenze.

L’attacco violento al corpo femminile e alla sua capacità procreativa, si ripropone continuamente anche nella cronaca di casa nostra e in quella internazionale, soprattutto quando le donne cercano di sottrarsi al possesso dell’uomo.

Mancanza e frustrazione nascono allora dall’incapacità di riconoscere l’Altro nella sua interezza, come diverso da sé. Il conflitto è inevitabile in qualsiasi relazione ma la sua elaborazione pacifica è dolorosa, perché comporta il pentimento, la riparazione, la rinuncia, la messa in stato di crisi della propria ideologia, della propria religione, della propria fede.

Il tema della violenza, e in particolare quella sulla donna, attiva difese primitive sollecitando una polarizzazione in primis per genere, femminile e maschile: ma il rischio è la semplificazione.

Il lavoro clinico psicoanalitico è un intervento che ci aiuta anche nella ricerca e nella comprensione, sia degli aspetti individuali e relazionali interni alla coppia, sia degli ambiti istituzionali e di contesto al cui interno la violenza si manifesta.

Agire nella società perché le leggi individuino la violenza per quello che è e puniscano i colpevoli è solo uno degli interventi necessari.

Cristina Barbieri e Aurelia Galletti
21.2.2021

Aurelia Galletti, psicologa psicoterapeuta, psicosocioanalista, past President di Ariele Psicoterapia, si occupa di individui, coppie e gruppi, e dei processi di formazione trasformazione istituzionale nell’ambito dei servizi. Svolge attività di consulenza e supervisione in ambito psicosociale. Docente della Scuola di Psicoterapia della COIRAG è autrice di numerose pubblicazioni sulla psicosocioanalisi e sulla psicoterapia progettuale, individuale e di gruppo.

Cristina Barbieri è psicoterapeuta e psicosocioanalista, Vicepresidente dell’associazione Ariele Psicoterapia, docente della scuola di psicoterapia della COIRAG, già dirigente psicologa del Servizio Sanitario Nazionale, dove ha svolto attività clinica e di coordinamento in diversi servizi. Attualmente svolge attività privata in ambito individuale gruppale e istituzionale. Curatrice e coautrice di pubblicazioni sui temi oggetto di ricerca nell’ambito delle diverse attività esercitate.

Barbieri e Galletti sono coautrici del libro edito nel febbraio 2021 “La violenza di genere. Una questione complessa”, editrice la meridiana.

Mercoledì, 03 Marzo 2021 | Luigi Voltolini