A letto del malato: curare la relazione - seconda parte

Relatore Silvia Tosoni - Gian Luca Favetto

Sul significato della nursing, hanno parlato con grande competenza Ina Pretorius e Patricia Benner. Quest’ultima ha spiegato come il prendersi cura non sia semplicemente un occuparsi, ma un pre-occuparsi, cioè un prevenire facendo spazio dentro di sé all’altro.

Sonia Tosoni – La Nursing
Sul significato della nursing, hanno parlato con grande competenza Ina Pretorius e Patricia Benner. Quest’ultima ha spiegato come il prendersi cura non sia semplicemente un occuparsi, ma un pre-occuparsi, cioè un prevenire facendo spazio dentro di sé all’altro.

Si tratta certamente di procurare le cose necessarie, ma soprattutto di agire in modo uniforme e tranquillizzante facendo sì che la mente sia nel cuore. Cuore e cervello si sono ambedue sviluppati dal mesoderma del feto e devono rimanere uniti. Quindi occorre coltivare la conoscenza e nello stesso tempo la gentilezza avendo il senso dell’esser-ci, ossia del rimanere-con. Stare al letto del paziente significa trasmettere le motivazioni delle proprie scelte ed accettare di essere giudicati. Il paziente deve sapere non solo chi è il medico che lo cura, ma anche chi è l’infermiere che ha contatto diretto con lui e può anche prenderne le difese. Incisiva è la poesia di Maria Angela Gualtieri: «Sii dolce con me».

Bibliografia:

  • Ina Pretorius L’economia del care, Milano, Altreconomia 2019
  • Patricia Benner, Judith Wrubel, The primacy of caring, Addison Wesley, Longman1989.

Gian Luca Favetto: L’incontrarsi delle storie
Il canto ventiseiesimo dell’Inferno ci presenta Ulisse che prima di inoltrarsi al di là delle colonne d’Ercole si rivolge ai suoi compagni chiamandoli “fratelli”. Non usa più l’io, ma il noi stabilendo una condivisione nella ricerca di “virtute e canoscenza”. Anche nell’Odissea si accenna a questa missione di Ulisse. Dopo essere tornato da Penelope e aver gustato la gioia di rivedere lei e la sua casa, un velo di tristezza scende su di lui. Sa che non potrà fermarsi se non una notte. Poi dovrà ripartire e approdare su una terra, dove prenderà un remo e lo porterà a modo di ventilabro. Lì incontrerà un uomo che appunto scambierà il suo remo per il ventilabro. Solo dopo questo incontro, potrà finalmente tornare dai suoi e avere una morte gentile. Essenziale è dunque l’incontro fra storie diverse. È quello che accade anche nella cura. Certamente capire una situazione, comprenderla è importante, ma non basta. Nel verbo comprendere si nasconde il prendere, il riportare a sé. Uberman fa l’esempio dell’appassionato di farfalle. Può ricercarle nel bosco, prenderle e ucciderle per tenerle sempre con sé. Ma sono morte. Oppure può seguirle nel loro spazio stando loro dietro finché può. Così il comprendere si supera nell’incontro fra storie diverse. Achille e Priamo si riconciliano riscontrando che le loro storie si intrecciano: come Ettore, anche Achille morirà e suo padre non potrà neppure piangere sul cadavere. Calvino nelle Città Invisibili parla dell’inferno dei viventi e di due possibilità: o adattarsi ad esso negando che sia inferno e riconoscere in esso chi e che cosa inferno non è. È un compito che ci sta davanti.

Bibliografia:

  • Omero, Odissea, libro XXIII
  • Dante, Inferno, canto XXVI
  • Italo Calvino, Città invisibili
  • Georges-Didi, Uberman, Come le lucciole¸Torino, Bollati Boringhieri 2010.

Sabato, 09 Febbraio 2019 | Luigi Voltolini