Progetto per una città interculturale e multireligiosa

Progetto per una città interculturale e multireligiosa

Sabato 15 giugno 2013, ore 9.15,
presso la sede dell'Accademia cattolica di Brescia,in via Gabriele Rosa 30

sarà presentato e discusso il Progetto per una città interculturale e multireligiosa, elaborato dal Comitato Scientifico sulla base degli studi preparatori svolti dai giovani Borsisti dell'Accademia, al termine dei primi tre anni di lavoro dell'Accademia sul tema "Religioni e Convivenza Civile". Saremo lieti della Sua presenza all’evento.

Secondo gli ultimi dati dell'Istat, Brescia è al primo posto in Italia per cittadini stranieri: 31 mila su un totale di 194mila residenti. Più in generale, negli ultimi dieci anni il nostro paese ha conosciuto un rapido mutamento che ha visto triplicare il numero dei cittadini immigrati. In tale cornice si colloca un altro profondo cambiamento, in atto nella costellazione delle religioni presenti in Italia. Anche in questo caso Brescia si rivela un laboratorio privilegiato di trasformazioni. Come hanno messo in rilievo studi recenti, per es. del prof. Enzo Pace, le religioni si sono mosse e sono cambiate attraverso lo spostamento delle persone, ma - pure - le religioni storiche delle società ospiti tendono a cambiare in modo visibile. L'Italia che si presenta oggi da paese a maggioranza cattolica sta diventando «una società caratterizzata da una diversità religiosa molto articolata e perciò del tutto inedita». Sono 189 le nazionalità degli immigrati presenti in Italia e rappresentano un indizio certo «che la differenza di religione abita alla porta accanto, il mercato di quartiere, una corsia di ospedale, un istituto penitenziario, le aule scolastiche, i servizi sociali comunali e così via».

Ma perché dare tanto rilievo alle religioni? Perché è un fatto che vanno aumentando il loro peso, si potrebbe rispondere. Volendo indagare le cause di questa mutata realtà e della sua percezione, si può notare che, imploso il muro di Berlino (1989), l'attentato alle Torri gemelle di New York (11 settembre 2001) imprime un improvviso spostamento all'asse di rotazione della geopolitica mondiale. Venute meno le contrapposizioni ideologiche tra l'Est comunista e ateo ed un Occidente sempre più secolarizzato, è la direttrice Nord-Sud a dettare l'agenda mondiale. Prepotente, inatteso, irrompe sulla scena pubblica il frastagliato, sconosciuto universo dell'islam, di cui il terrorismo internazionale di Al Qaeda si vuole portavoce, veicolandone una visione schematica, tanto improbabile quanto di sicura presa sull'immaginario occidentale. Non stupisce vi sia chi è giunto a paventare - o teorizzare a tavolino - uno "scontro di civiltà". Con un immediato riflesso difensivo e identitario, dove le forme esteriori del cristianesimo assurgono a ruolo di quasi unico baluardo verso il "barbaro". Che in Italia la spia di tale "invasione" sia stata individuata da taluno nel fenomeno migratorio, è vicenda fin troppo nota.

L'Accademia cattolica di Brescia da tre anni, cioè dal suo nascere, ha scelto di avviare una ricerca ad ampio spettro sul rapporto tra religioni e convivenza civile. Con una scommessa: vedere se le religioni, a differenza di quanto veicolato dalla vulgata, non siano e possano essere una chance proprio per la civile convivenza pacifica. La sfida, inoltre, è stata quella di sondare se proprio Brescia, la città italiana dove la percentuale di persone di culture e religioni differenti è più alta, non potesse essere il luogo nel quale cominciare a prospettare quale sarà il volto della città di domani.

Nel corso del 2012-2013 l’Accademia si è concentrata proprio su un modello possibile di convivenza, elaborato nelle sue linee essenziali dal gruppo dei borsisti dell’Accademia attraverso molteplici incontri seminariali.

Punto di partenza è stato il dato costituzionale. Come ha osservato Valerio Onida il 17 gennaio 2013, «la nostra carta fondamentale contiene tutti i principi e le tutele necessarie al diritto alla libertà religiosa e oggi siamo convinti che le religioni siano un fattore di umanizzazione e quindi di unità». Sul piano storico però le religioni sono state anche fattori di discriminazione, specie nei confronti delle minoranze. Il punto di svolta è rappresentato dalla modernità. La modernità introduce alcuni cambiamenti, che trovano immediato riflesso nelle costituzioni e fanno evolvere le stesse religioni. La prima novità è l'affermazione della libertà non in riferimento anzitutto alla singola persona. Ciò viene affermato proprio in campo religioso, per cui si può dire che la libertà religiosa è la madre di tutte le libertà. Il secondo principio introdotto è l'eguaglianza tra tutte le persone. Il terzo passaggio è la separazione tra i due "ordini", civile e religioso. Il punto di approdo è la sentenza con cui nel 1989 la Corte costituzionale esplicita questo principio, parlando della laicità come principio "supremo". Dove però la laicità non è indifferenza verso le religioni, bensì garanzia da parte dello stato per la salvaguardia della libertà di religione in regime di pluralismo. Per cui il pluralismo religioso è parte integrante della laicità». Nella storia tutto ciò si è evoluto lentamente e, per Onida, «la conquista della laicità va intesa come un guadagno per la stessa religione cristiana, che pertanto ha un debito storico nei confronti della Rivoluzione francese. Contemporaneamente va riconosciuto che essa conteneva in se stessa i principi della Rivoluzione francese».

Se tale è il quadro dei principi, la legislazione nazionale è tuttavia ancora ben lontana da una loro effettiva recezione. Tanto che molte confessioni religiose, come l'islam, ancora faticano a vedere riconosciuti nei fatti i propri diritti. Aspetto che è stato ben messo in luce dal prof. Alessandro Ferrari, per il quale in Italia la Corte costituzionale si è vista pressoché costretta a colmare le assenze della politica. Ci troviamo, infatti, in un contesto nel quale «c'è una certa difficoltà a metabolizzare il concetto di pluralismo, come pure quello di laicità». Basti pensare che sul piano legislativo ci si muove ancora dentro il quadro della legge sui "culti ammessi", del 1929, per quanto falcidiata dalle sentenze della corte costituzionale. Non esistono poi leggi che tutelino le religioni differenti dalla cattolica rispetto ad alcune normative regionali e locali sulla costruzione degli edifici di culto, che di fatto limitano pesantemente la libertà religiosa. Come è avvenuto anche in Lombardia e a Brescia. In una battuta Ferrari constata come di fatto «il tema della libertà religiosa sia sentito sostanzialmente dentro i circuiti tecnici, ma fatichi ad entrare in quelli politici». Ed è, questo di una reale possibilità di accesso a spazi e luoghi dignitosi per costruire i propri edifici di culto, un punto sul quale i borsisti e l'Accademia stessa avvertono l'esigenza di fare i passi legislativi necessari per rendere effettivo il diritto fondamentale alla libertà religiosa sancito dalla costituzione.

Il tema del riconoscimento dell’alterità è stato il Leitmotiv e lo stimolo a immaginare un percorso per costruire una convivenza civile nella quale vi sia posto per tutti. Su questo obiettivo ha lavorato il gruppo dei borsisti, provenienti da diverse discipline, sotto la guida del tutor il dott. Rodolfo Rossi e del prof. Maurizio Tira. Partendo da osservazioni di esperienze lontane il gruppo è giunto a ipotizzare un modello di città interculturale e multireligiosa, delineando anche la possibile trasformazione urbanistica di un quartiere di Brescia, quasi laboratorio di una città per intersezione.

Tra i percorsi individuati per giungere a una città interculturale e multireligiosa, si è in particolare evidenziato quello dell’amicizia e dello scambio in spazi polisemici.

A questo riguardo è sembrato si possa scorgere in Carlo Maria Martini un felice interprete del modo in cui le religioni possono farsi promotrici dell’integrazione sociale, favorendo un processo di apprendimento complementare fra la cultura laica e religiosa (Cattedra dei non credenti) e creando luoghi di ascolto e accoglienza della diversità all’interno della città (Casa della carità). Infatti una città multiculturale dovrebbe essere aperta all’ascolto, al dialogo e all’accoglienza in chiave multiscalare. Ciò dovrebbe valere non solo per la città nel suo complesso, ma anche per i suoi quartieri, le sue strade e le sue abitazioni. Occorrerebbero luoghi in cui tale apertura abbia elevata visibilità e si trasmetta alla rete cittadino di relazioni. Come particolarmente sensibili e significativi dovrebbero essere considerati i limiti, i margini tra il dentro e il fuori, le soglie.

Per raggiungere questo obiettivo occorre però pensare spazi polisemici. Con l’espressione “spazio polisemico” si intende uno spazio con più significati – che per estensione rappresentano molteplici usi, funzioni ed utenti dello spazio pubblico – in relazione tra loro. L’importanza della relazione tra più significati nello spazio polisemico si riverbera attraverso le interazioni e le aggregazioni tra le funzioni e i fruitori. Il punto di partenza per l’inclusione sociale è una scelta del singolo o di un gruppo di volersi relazionare con gli altri e spesso il luogo dove si sceglie di attivare tali relazioni dipende da un interesse personale o di gruppo. Gli strumenti a disposizione della tecnica urbanistica che potrebbero favorire l’inclusività sono rappresentati delle caratteristiche positive che possono essere individuate all’interno di uno spazio pubblico esistente oppure enucleate come linee guida per un nuovo ambiente. Tenendo conto degli ostacoli, spesso culturali, ma anche fisici che tendono a impedire o limitare l’aggregazione e l’interazione si sono individuate alcune caratteristiche significative – alcune proprie dello spazio ed altre che possono esservi attribuite – flessibili ed applicabili a più contesti ed affini alle condizioni di Brescia. In sintesi le caratteristiche individuate che non hanno l’ardire di essere esaustive e necessitano di una più larga condivisione ed eventuali approfondimenti sono: l’accoglienza, l’iperconnessione, la permeabilità, l’accessibilità, l’interesse, la dinamicità, la sicurezza, le funzioni motivo d’interesse, la gestione dello spazio, gli eventi temporanei, le attività dedicate o i cicli di eventi che possono essere proprie dello spazio pubblico.

Caratteristiche dell'evento

Inizio evento Sabato 15 Giugno 2013 | 9:15
Luogo Sede Accademia Cattolica