Quale posto per le religioni nella società? Confronto tra J. Habermas e J. Ratzinger

Quale posto per le religioni nella società? Confronto tra J. Habermas e J. Ratzinger

Relatore è il Prof. Michele Nicoletti, dell’Università di Trento. Lo scopo è approfondire i contenuti del dialogo su I fondamenti morali prepolitici di uno stato liberale, avvenuto tra J. Habermas e l’allora card. J. Ratzinger presso la Katholische Akademie in Bayern di Monaco esattamente otto anni prima (19 gennaio 2004). Nicoletti è il curatore dell’edizione italiana del testo degli interventi, pubblicato dalla Morcelliana di Brescia con il titolo Etica, religione e Stato liberale (20082; prima ed. 2005).

La conferenza, aperta al pubblico, è preceduta da un seminario di studio riservato ad alcuni giovani studiosi selezionati dall’Accademia, che avrà luogo dalle 14.30 alle 16.30. Uno degli scopi che ci si propone, infatti, è quello di favorire la formazione di persone in grado di pensare criticamente i problemi oggetto dei vari seminari, attraverso il confronto con i differenti Relatori e imparando a dialogare con le istanze e i punti di vista di cui le differenti discipline sono portatrici.

Il dialogo è stato un evento in sé, per l'incontro e la discussione tra due personalità così singolari e così influenti nel mondo intellettuale dei laici e dei credenti, ma assume una rilevanza ancora maggiore se si analizzano attentamente i contenuti dei due interventi.

Habermas affronta il tema del rapporto tra religione e Stato liberaldemocratico, un tema che a partire dal 2001 ha assunto nella sua produzione un posto di rilievo. Anche prima Habermas aveva riconosciuto all'esperienza religiosa un ruolo importante nella consolazione degli individui o nella fondazione del senso della vita. Ora compie un passo in più: riconosce al linguaggio religioso la capacità di custodire e di esprimere «ragioni» che il discorso pubblico non può ignorare. Certamente Habermas, assieme alla tradizione liberale, chiede alla coscienza religiosa di fare i conti con il rispetto del pluralismo delle fedi religiose, con l'autorità delle scienze e con le premesse e le pratiche dello Stato di diritto. Ma egli è anche consapevole del fatto che questo rapporto - tra religione e società secolare - non può essere unilaterale: anche la ragione secolare deve rimanere «sempre disponibile ad imparare e a tenersi osmoticamente aperta - senza per questo sacrificare la propria autonomia - su tutti e due questi fronti». Il confine tra ragioni religiose e ragioni secolari non può essere definito in modo unilaterale: definirlo è invece «un compito cooperativo, in cui entrambe le parti sono chiamate ad accogliere anche la prospettiva della parte avversa», per la costruzione di una «sfera pubblica polifonica». È questo il compito della società postsecolare.

Questa prospettiva di «apprendimento complementare» tra religione e ragione è condivisa anche dal card. Ratzinger. Egli rileva pure che accanto alle patologie della religione - tra cui si possono senz'altro citare quelle di movimenti religiosi che alimentano la violenza e il terrorismo - vi sono però anche patologie della ragione, come quelle che hanno portato alla costruzione di terribili armi di distruzione. Tuttavia questo rilievo non esime la fede dal dovere di un dialogo purificatore con la ragione e Ratzinger giunge a dichiarare che esiste una «necessaria correlatività tra ragione e fede, ragione e religione, che sono chiamate alla reciproca purificazione e al mutuo risanamento, e che hanno bisogno l'una dell'altra e devono riconoscersi l'una con l'altra». Ratzinger ricorda come la ragione sia frutto della luce divina e in quanto tale fondamentale «organo di controllo».

Da entrambe le parti dunque viene affermata la necessità di un dialogo come mutuo apprendimento e mutua purificazione. Questo dialogo, tuttavia - aggiunge il cardinale -, non può non nutrirsi anche della consapevolezza che nell'ora presente queste due componenti fondamentali della cultura occidentale - la ragione secolare e la ragione credente - non sono le uniche voci del mondo. Sul piano fattuale né la religione cristiana, né la razionalità occidentale sono realtà universali e non esiste una formula - razionale, etica o religiosa - sulla quale tutti gli uomini concretamente si uniscano.

Caratteristiche dell'evento

Inizio evento Giovedì 19 Gennaio 2012 | 14:30