La vittoria della morte: la forza performativa dell’arte

Relatore: Valerio Terraroli, professore ordinario di Museologia e Critica Artistica e del Restauro presso l’Università di Verona

Abbiamo allontanato la morte dai nostri discorsi, ospedalizzata, ostracizzata dalle nostre case e questo ci ha portati a una minore consapevolezza della fine, intesa come qualcosa di impossibile o di catastrofico. Valerio Terraroli, professore ordinario di Museologia e Critica Artistica e del Restauro presso l’Università di Verona, parte in medias res, rilevando l’enorme differenza che contraddistingue il nostro rapporto con la morte e quello che avevano gli Antichi.  Il tema della morte viene di frequente intrecciato con il tema della vanità. Nell’opera di Hieronymus Wierix, incisore e disegnatore fiammingo, il pavone che si specchia rappresenta la vanità umana, mentre lo scheletro, pulito e senza tracce di decomposizione, regge falce e clessidra, simbolo dell’inesorabile scorrere del tempo.

Quando finisce la vita: la morte tra evento e decisione - Claudio Cuccia, Ottavio Di Stefano e Alberto Michele Giannini

Relatore: Relatori: Ottavio di Stefano, presidente dell’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri della provincia di Brescia; Alberto Michele Giannini, direttore S.C. di anestesia e rianimazione pediatrica ospedale dei bambini ASST Spedali Civili di Brescia e

«Tema centrale – esordisce il dott. Claudio Cuccia – è comprendere che cosa significa una vita umana degna di essere vissuta. La decisione dei medici va ben al di là dell’aspetto puramente tecnico. La TAVI, impianto di valvola aortica per via transcatetere, è una procedura che, per la minore invasività, è adatta a soggetti anziani, a cui prima si doveva dire ‘non c’è più nulla da fare’. Oggi possiamo curarli». Resta necessario, però, rifiutare il riduzionismo medico e valutare caso per caso, non solamente dal punto di vista scientifico, ma anche umano. Abbiamo il diritto di avere una vita umana degna di essere vissuta, ma questo può diventare un dovere? Ci sono pazienti che desiderano essere sottoposti a interventi anche complessi per migliorare la loro aspettativa e qualità di vita, altri che, semplicemente, “non se la sentono”. Il dovere del medico è cercare di convincere il paziente su quale scelta potrebbe essere, dal punto di vista clinico, più vantaggiosa, ma senza mai sostituirsi alla libertà della persona che può rifiutare questi trattamenti. È fondamentale la domanda che il bioeticista Reich pone ai medici: «Perché ho accettato di prendermi cura di un uomo che soffre?».

Laura Boella - Essere “padroni” della propria vita o accogliere la vita come dono?

Le pensatrici del Novecento irrompono nel panorama politico e filosofico, fondato su basi monolitiche, con un pensiero personale, distaccato dai grandi sistemi e desideroso di cogliere il valore delle relazioni. Hanna Arendt segue il processo di Eichmann. Edith Stein, ispirata dalla fenomenologia di Husserl, elabora un nuovo concetto di empatia. Simon Weil vede nella corrispondenza tra esseri umani la base di ogni solidarietà e speranza.

Laura Palazzani - Legislazione ed etica in rapporto alla vita umana

Relatore: Laura Palazzani, professore ordinario di Filosofia del Diritto, Università di Roma LUMSA

La tematica affrontata dalla prof.ssa Laura Palazzani verte sul rapporto tra legislazione ed etica. La bioetica può esimersi dalla relazione con il diritto? L’etica può calarsi nella realtà senza confrontarsi con la legislazione e con la politica? Tutto ciò che è tecnologicamente possibile è anche eticamente lecito?